Modifiche fiscali in Thailandia
Modifiche fiscali in Thailandia e nuove opportunità per residenti e investitori
salvatore parisi
8/26/20252 min read


Negli ultimi anni la Thailandia ha introdotto importanti cambiamenti nelle normative fiscali che interessano in modo diretto chi vive nel Paese o sta pensando di trasferirsi. Le nuove disposizioni hanno modificato il regime di tassazione dei redditi esteri, creando inizialmente incertezze, ma aprendo anche nuove prospettive grazie alle successive chiarificazioni e alle proposte di riforma.
Un punto di svolta è arrivato con l’Ordine 161, entrato in vigore dal 1° gennaio 2024. Secondo questa norma, ogni reddito di origine estera diventa imponibile in Thailandia nel momento in cui viene rimpatriato. Prima di tale data, invece, esisteva un margine di esenzione: se i redditi erano stati generati in un anno fiscale precedente al loro trasferimento nel Paese, non venivano sottoposti a tassazione. Questo cambiamento ha inizialmente sollevato molti dubbi, soprattutto tra pensionati e professionisti che contavano di vivere in Thailandia utilizzando risparmi o proventi accumulati all’estero.
Per fare chiarezza, è stato introdotto l’Ordine 162 nel 2024. Questa disposizione ha stabilito che i risparmi e i capitali accumulati prima del 1° gennaio 2024 non sono soggetti a tassazione in Thailandia, anche se trasferiti successivamente. La regola, però, resta rigorosa per il futuro: qualsiasi reddito guadagnato dopo tale data è imponibile nel momento in cui viene rimpatriato nel Paese. In questo modo si è voluto proteggere chi aveva già maturato fondi esteri, senza però esentare i nuovi redditi da un regime fiscale più severo.
Il dibattito, tuttavia, non si è fermato. A fronte di un deficit fiscale stimato in circa 20 miliardi di Baht thailandesi, nel 2026 è stata avanzata una proposta di decreto che mira a incentivare il rientro dei capitali esteri. Secondo questa bozza, sarebbero esentati dall’imposta i redditi rimpatriati nello stesso anno fiscale in cui sono stati prodotti o, in alternativa, nell’anno successivo. Se approvata, la riforma riporterebbe la normativa a una condizione più flessibile e favorevole, simile a quella in vigore prima dell’Ordine 161, e costituirebbe un forte stimolo per chi intende trasferire in Thailandia redditi e investimenti.
Parallelamente alle novità fiscali, si colloca l’evoluzione del Visto di Residenza a Lungo Termine (LTR), introdotto per attrarre investitori, professionisti altamente qualificati e pensionati internazionali. Questo visto, della durata di dieci anni, garantisce un’esenzione totale dall’imposizione fiscale sui redditi di origine estera, diventando così una delle opzioni più vantaggiose per chi desidera stabilirsi nel Paese senza complicazioni burocratiche legate alla tassazione.
Le condizioni per ottenere l’LTR sono state ulteriormente semplificate nel marzo 2025, con l’eliminazione di uno dei requisiti più stringenti: non è più necessario dimostrare un reddito annuo minimo di 80.000 dollari statunitensi. Questa modifica ha aperto le porte a un numero maggiore di candidati, in particolare pensionati e individui che dispongono di patrimoni o entrate diverse dagli stipendi regolari, rendendo il visto ancora più accessibile e attraente.
In conclusione, la Thailandia si trova oggi in una fase di transizione normativa che, pur introducendo nuove regole più rigide sui redditi esteri, cerca al contempo di mantenere alto l’interesse degli stranieri che vogliono stabilirsi o investire nel Paese. Da un lato, la tassazione dei redditi rimpatriati impone una pianificazione fiscale accurata; dall’altro, strumenti come il visto LTR e la proposta di riforma del 2026 offrono percorsi chiari e vantaggiosi per continuare a considerare la Thailandia una destinazione privilegiata per residenza e investimenti a lungo termine.